Archivi del mese: novembre 2015

Il mercante di Cartagine


Il Mercante di Cartagine

Probabilmente si può considerare Gisbert Haefs uno dei maggiori appassionati conoscitori dell’antica Qart Hadasht e della sua storia: politica, cultura, atmosfere più affascinanti in epoca barcide non se ne potevano trovare in tutto l’Ecumene.
La narrazione storiografica su cui ci serve la pietanza principale del suo libro è quasi una fedelissima riproduzione cinematografica delle vicende del popolo punico di Libia e di quello in Iberia, intorno al 230 a.C., dieci anni dopo la disfatta della 1a Guerra Romana (dipende dai punti di vista…), quando l’argento dovuto a Roma, bruciava ancora l’orgoglio ferito e scottava tra le mani avide di uomini di affari e malaffari; sullo sfondo la Birsa, davanti il mare, il porto, le navi, le strade, suoni e odori di taverne e donne, di sangue e pericoli, di inganni, truffe e delitti.
Un giallo storico in versione 3D, degno dei più alti riconoscimenti per la fotografia palpabile in ogni soggetto ritratto (talento a mio dire più unico che raro quello dello scrittore tedesco, impressionante per il coinvolgimento e il mestiere), ma non vincitore per trama il filo che regge il romanzo: l’omicidio del romano Lavinio e le conseguenti indagini della anacronistica coppia formata dal capo delle guardie cartaginesi Bomilcare e dal suo “caro nemico” Tito Letilio. A tratti si ingarbuglia e si perde la dritta, o troppo indugiando, o troppo improvvisamente balzando per altri lidi, e risultando cosi complesso da seguire, anche quando, infine, le spiegazioni verranno presentate senza particolari trucchi o acrobazie.
L’intento è ancora una volta (Annibale, dello stesso autore, è consigliatissimo a riguardo) quello di celebrare il fu potenziale impero di Cartagine e dei suoi fautori abortiti – la storia insegna – quasi sul nascere per dinamiche di gelosie politiche interne che hanno portato alla distruzione il sogno glorioso di civiltà di Amilcare, Asdrubale e soprattutto di quell’enfant-prodige che di nome fa (sì, tuttora nelle cronache e nelle leggende) ANNIBALE.

Giudizio di Weareborg7of9: gufo libro35

Titolo: Il mercante di Cartagine
Titolo originale: Hamilkars Garten
Autore: Gisbert Haefs
Traduttore: Cospito Giuseppe
Editore: Tropea
Collana: I Marlin
Data di pubblicazione: 1999 (prima edizione); 20 Giugno 2000 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo:  (attualmente di difficile reperibilità)
Pagine: 284
Codice ISBN: 9788843802616

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Quello che non uccide – Millennium 4


Quello che non uccide

Probabilmente io ho il vizio di calarmi troppo nei romanzi che approccio e che coinvolgendomi intensamente, mi catapultano in luoghi più o meno lontani e mi vestono dei panni dei loro protagonisti, e forse è anche vero che nel chiodo e pelle di Lisbeth Salander mi ci ero trovata bizzarramente a mio agio già qualche anno fa, ma sta  di fatto che certi cliché e ormai banalissimi anticonformismi sbandierati per partito preso mi accendono  i neuroni in modo cieco e allora mi arrabbio. Tanto.
Innanzitutto sì, questa è una premessa, ma necessaria.
Sono infatti giunta al nervosismo di quando girovago per la rete (non il Deepweb del mio alter ego oscuro!) e trovo le critiche  – scontate e gratuite – nei confronti di questo quarto capitolo di Millennium e del suo autore, David Lagercrantz accusato in primis di aver pedestremente seguito le regole del marketing editoriale e inoltre di avere snaturato gli appunti e le volontà del padre di questa saga che ha imbambolato gli amanti del thriller informatico di mezzo mondo. La “leggenda” narra che il buon Larsson avesse fatto custodire alla moglie le sue idee per continuare le avventure della celebre hacker e del giornalista Blomkvist, ma pare che la voracità dei suoi più prossimi congiunti  abbia infine divorato in un sol boccone buone intenzioni, rispetto per gli ultimi desideri del caro estinto e per prima cosa lo stesso prezioso manoscritto, per poi consegnarlo biecamente nelle mani del miglior offerente. Ma il povero Lagercrantz, oltre ad avere la “colpa” di essere uno degli attuali scrittori di grido in Svezia, viene tacciato di essere anche una sorta di cinico profanatore di tombe e di aver piegato ai suoi meri interessi professionali il mirabile lavoro del suo compianto connazionale.
Perdonate il sarcasmo, ma gli anacronistici inquisitori del XXI sec., gli intellettualoidi che si ergono a paladini della “bene” narrazione, i difensori del primigenio purismo della trama, mi creano un prurito istintivo. Ma del resto ero sicura che fioccassero recensioni sdegnate e anatemi nei confronti di un’opera (e adesso ci arrivo, lo prometto) che, per le note tristi circostanze, porta semplicemente l’onere di essere stata adottata e svezzata da un nuovo genitore e che così l’ha cresciuta conferendole un’impronta personale, pur non snaturando mai ciò che è stata l’essenza della sua origine, pur non cambiando l’anima dei protagonisti e neppure l’incisività del messaggio.

Un Lagercrantz che, dicevo, ha raccolto un’eredità pesante, ma passo dopo passo è riuscito comunque a “portarla saldamente a casa”. Ha costruito una vicenda a parte – eppur legata – rispetto ai sanguinosi eventi dei precedenti tre libri, giocando molto di più sul plot di spionaggio informatico-industriale, ma senza mai perdere i fili che univano e uniscono gli attori sulla scena. Una Lisbeth sempre granitica, ma umana, con ferite e debolezze, ma mai priva di quella forza glaciale che l’ha resa una…”supereroina”. Un Mikael sempre tormentato e contornato da un’aurea buia e cupa, ma in grado di non lasciarsi travolgere dal marcio che vede, registra e denuncia, sporcandosi le mani, camminando lungo il tetro baratro del lecito, soffrendo le pene di quell’infernale abisso. Una squadra di agenti attoniti, più o meno abili, più o meno irrisi. I “cattivi” sempre più cattivi, gli inganni, i complotti, l’inaspettato e…un bambino, la matematica e la malattia, l’Altro e l’I.A., la precisione di macchine, la freddezza dei quanti, la musicalità dei numeri primi e la crudezza di qualche tratto di matita.
Nulla sarà scontato, niente si potrà ripetere: non c’è possibilità di sbaglio.
Neanche per Lagercrantz.
E per tutti i farisei contemporanei che in pubblica piazza comminano processi alle intenzioni prima ancora di entrare in aula, un invito a leggere un libro nella sua interezza prima di sputare sentenze, un’esortazione sentita ad aprire la mente e a lasciare spazio alle ipotesi.

A me è piaciuto. Molto. Punto.

E Frans Balder ha pagato caro i suoi sbagli.

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro4_tras

Titolo: Quello che non uccide – Millennium 4
Titolo originale: Det som inte dodar oss
Autore: David Lagercrantz
Traduttore: Cangemi L. – De Marco K.
Editore: Marsilio
Collana: Farfalle
Data di pubblicazione: 26-27 Agosto 2015 (prima edizione); 28 Agosto 2015 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 22 €
Pagine: 503
Codice ISBN: 9788831721998

book-to-filmGià nel 2009, ovvero 4 anni dopo la pubblicazione del primo libro della saga, una produzione svedese aveva scelto di cavalcare l’onda del successo editoriale del secolo e proporre una versione cinematografica di Millennium: 3 film per i 3 romanzi, diretti inizialmente (Uomini che odiano le donne) da Niels Arden Oplev e in seguito (La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta) da Daniel Alfredson. Pellicole lunghe e dettagliate, anche se, come è facilmente comprensibile, mai avrebbero potuto eguagliare le raffinatezze narrative di migliaia di pagine scritte. Millennium_Film
L’entusiasmo per il capolavoro di Larsson ha fatto sì che anche Hollywood strizzasse l’occhio al caso letterario del tempo e il 20 Dicembre 2011, fa uscire nelle sale il remake dei fiction movies scandinavi:  Millennium – Uomini che odiano le donne, con un affascinante Daniel Craig nei panni dell’altrettanto intrigante Mikael Blomkvist e una semisconosciuta Rooney Mara nelle borchie e tatuaggi di Lisbeth Salander (interpretazione giudicata magistrale dalla critica tanto da ricevere una nomination all’Oscar come Migliore attrice protagonista nel 2012). Seppur condensato in “soli” 158 min, anche l’opera americana ha ricevuto ottimi riscontri e riconoscimenti importanti.

…”Books and movies are like apples and oranges. They both are fruit, but taste completely different”…
(Stephen King)

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Morte a Plum Island


Morte a Plum Island

Detective John Corey, prima avventura.
Nonostante l’argomento serio, il romanzo è in alcuni punti divertente, drammatico e coinvolgente ma le oltre 600 pagine approfondiscono principalmente la conoscenza del personaggio principale che troveremo poi in altre situazioni. I contrasti fra il detective, la CIA, i Federali sono cose risapute (chi non ha mai visto almeno un episodio di una serie tv con questi ingredienti?) ma quello che capita a Plum Island (al largo di NY) è, per il tempo in cui è stato scritto, originale e pieno di suspence.
Una certa paura di un disastro permea l’intero racconto, dalle primissime pagine. Molti episodi marginali colpiscono per l’efficacia delle descrizioni, a volte anche crude.
Un romanzo che resta.

Giudizio di Ezechielelupo2: gufolibro4_tras

Titolo: Morte a Plum Island
Titolo originale: Plum Island
Autore: Nelson DeMille
Traduttore: Brinis Hilia
Editore: Baldini Castoldi Dalai editore
Collana: Romanzi e racconti
Data di pubblicazione: 1997 (prima edizione); 10 Marzo 1998 (si segnala l’ultima edizione pubblicata)
Prezzo: – € (attualmente di difficile reperibilità)
Pagine: 598
Codice ISBN: 9788880894230

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Notte e giorno


Notte e Giorno

La tradizione letteraria inglese di secoli emerge in tutte le sue sfumature in questa opera giovanile della Woolf.
Scritta nel 1919, poco dopo La crociera (La crociera) e ambientato nella Londra di qualche anno prima: città amata e quindi luogo di conforto, ma chiaramente frenetico e traboccante di vita, forse a tratti “troppo” travolgente nelle sue rivoluzioni nascenti per l’animo sensibile dell’autrice che, non doma nei suoi profondi e delicati pensieri, stava cercando ancora la via sicura per un’ultima quiete; così lei, così i protagonisti, antitetici e complementari come la notte e il giorno, della sua storia, semplice nella trama, articolata negli intrecci acrobatici di cuori raziocinanti, impronta ormai riconoscibile dell’inchiostro e di ragionamenti passionali di quella che diventerà una delle narratrici britanniche femminili più amate di sempre.
Lei, così vicino alla Austen per affetto, e così distante per la vita (nb. scontato sottolineare il riferimento alle “dicotomie” di titoli e caratteri dei romanzi dell’autrice di Steventon), ma anche lei donna consapevole della sua attualità, quella ribelle ed emancipata realtà che aveva proprio nella City il suo centro nevralgico e che lei vede, osserva, registra, analizza, ma oltre la quale è il grado di camminare con il suo rispetto per il passato e nella sua naturale predisposizione per un futuro ineluttabile.
Lei recepisce ogni labile moto dell’anima e gli infonde quell’alito generatore che poi modella nelle Katherine, nelle Cassandra, nelle Mary, ma anche nei Ralph e negli William: di oggi e di allora, luci e ombre che si attraggono e rifiutano, sbattendo contro il muro delle convenzioni sociali, che abbattono con dolori e agitazione, ma senza un grido, un gesto sguaiato: una rivoluzione silente, l’inizio di un percorso privato e secolare che accetta e non nega, valuta e seleziona, ma che inevitabilmente costruisce.
Il flusso che non stravolge, ma accompagna e si radica, rafforzando i pensieri ed esponendoli al mondo.

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Titolo: La crociera
Titolo originale: Night and Day
Autore: Virginia Woolf
Traduttore: Meneghelli P.
Editore: Newton Compton
Collana: Grandi tascabili economici
Data di pubblicazione: 1919 (prima edizione); 10 Gennaio 2012 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 4,90 €
Pagine: 380
Codice ISBN: 9788854134898

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La fiera delle vanità


La fiera delle vanità

Becky ed Emmy, due amiche nemiche in un Europa alla fine dell’epoca napoleonica.
Mentre la prima (Rebecca) è astuta, smaliziata e arrivista, l’altra (Amelia) è l’esatto contrario: ingenua e credulona. Molti personaggi – anche importanti – fanno da contorno a questa giostra di interessi, nobiltà, gelosie, speculazioni, il tutto condito da pranzi di gala e feste il cui sfarzo sarà un classico del periodo ottocentesco. La battaglia di Waterloo fa quasi da contorno, nel romanzo viene solo sfiorata per quanto riguarda le persone implicate, ma lascerà un segno veramente indelebile specialmente in Amelia.
Le amiche, che si sono perse di vita per lungo tempo, si ritroveranno alla fine, e da qui in poi solo la lettura potrà farvi scoprire le “avventure finali”.
Ma a mio parere è soprattutto una storia di affetti e di scontri familiari; i rapporti fra padri e figli sono le vere colonne portanti del romanzo.

Giudizio di Ezechielelupo2: gufo libro45

Titolo: La fiera delle vanità
Titolo originale: Vanity Fair
Autore: William Makepeace Thackeray
Traduttore: Ricci Miglietta M.
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Classici
Data di pubblicazione:
1848 (prima edizione); 29 Maggio 2009 (si segnala l’ ultima edizione italiana in commercio) 
Prezzo: 11,00 €
Pagine: XXXI – 872
Codice ISBN: 9788804592266

 

book-to-filmAncora una volta dobbiamo segnalare una lunga trafila di trasposizioni cinematografiche di questo capolavoro letterario dell’8oo (dal 1911) e, ancora una volta, vogliamo concentrare la nostra attenzione sull’ultima produzione (2004) presentata anche alla 61° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La pellicola è stata diretta da Mira Nair (candidata al Leone d’Oro) e vede attrici del calibro di Reese Witherspoon e Romola Garai nei panni delle due protagoniste femminili principali.

Una curiosità: il commediografo statunitense Langdon Mitchell nel 1899 scrisse l’opera teatrale Becky Sharp tratta proprio dal romanzo di Thackeray. A Broadway, la commedia venne data in prima il 12 settembre 1899 al Fifth Avenue Theatre.

…”Books and movies are like apples and oranges. They both are fruit, but taste completely different”…
(Stephen King)

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Outlander. Legami di sangue – Prigioniero di nessuno


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Quando per molto tempo interagisci con i personaggi di un libro ed esso, come è nell’ordine normale delle cose, finisce, ti senti un po’ come se fossi partita per l’altro capo del mondo, lasciandoti alle spalle affetti e cari amici; dopo molti libri – e migliaia di pagine! – dovresti essere abituata a certi tipi di arrivederci, per di più forte comunque dell’assoluta certezza che rincontrerai tutti prima o poi, anche se ti rendi conto che il tuo viaggio indietro nel tempo dovrà attendere parecchio e perciò  quel senso di mancanza si accentua.
E’ così ogni volta.
La saga della Gabaldon ha un’attrazione magica particolare e non solo nella trama e nei contenuti, sprigiona quel magnetismo vincente in un romanzo che ti avvince dalla prima all’ultima parola, ancora dopo tanti anni, tante avventure e tanti personaggi. Perchè sono Claire e Jamie Fraser gli elementi catalizzatori, i parti più fortunati della penna dell’ormai ex biologa americana; in una manciata di decenni “effettivi” i nostri eroi hanno cambiato pelle e vita (perdendola e riprendendola anche un paio di volte…), paese ed epoca, hanno viaggiato per mari e pietre, hanno conosciuto gioie e sofferenze, assaporato la Storia e cresciuto una grande famiglia, ma soprattutto sono sempre rimasti umanamente credibili, come noi e allo stesso tempo come tutti – o quasi – vorremmo essere.
Dolcezze e romanticismi a parte, i Fraser sono fatti di carne e sangue, lacerata e sparso troppo spesso anche per loro, ma che con le dovute cure, vedranno sempre i loro corpi risanati e le loro volontà rinvigorite.
Gli strenui ed impavidi valori della testardaggine scozzese e l’arguzia e la determinazione britannica, trapiantati nella nascente libera America moderna. La saggezza della tradizione e la logica della scienza.
2 parti di una stessa anima: straziata e ferita, ma ancora pulsante e in attesa dell’ennesimo ritorno ad un unico cuore.

…To be continued

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro4_tras

Titolo: Outlander. Legami di sangue – Prigioniero di nessuno_#14-#15
Titolo originale: Written in My Own Heart’s Blood_#8
Autore: Diana Gabaldon
Traduttore: Brovelli Chiara
Editore: Corbaccio
Collana: Romance Corbaccio
Data di pubblicazione: 10 Giugno 2014 (prima edizione); 28 Maggio – 16 Giugno 2015 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 19,60 – 19,90 €
Pagine: 672 – 544
Codice ISBN: 9788863809480 – 9788863809497

Jenny’s First Flapjacks (frittelline/pancakes)

…”Jenny had had a bite with Marsali and the children but declared herself equal to dealing with an egg, if there might be one, so I sent Mrs. Figg to see whether there might, and within twenty minutes we were wallowing — in a genteel fashion — in soft-boiled eggs, fried sardines, and — for lack of cake — flapjacks with butter and honey, which Jenny had never seen before but took to with the greatest alacrity.

“Look how it soaks up the sweetness!” she exclaimed, pressing the spongy little cake with a fork, then releasing it. “Nay like a bannock at all!” She glanced over her shoulder, then leaned toward me, lowering her voice. “D’ye think her in the kitchen might show me the way of it, if I asked?”…
Written in My Own Heart’s Blood (Chapter 6 – Under My Protection)

Riscriviamo la traduzione della ricetta riportata sul sito http://outlanderkitchen.com/ nato proprio dalla passione di una chef professionista – Theresa Carle-Sanders – per questa saga da batticuore.

JennysFlapjacksIngredienti:

  • 2 tazze di farina 00;
  • 1/4 di tazza di zucchero;
  • 2 cucchiaini di lievito;
  • 1/2 cucchiaino di sale;
  • 1 e 1/2 tazza di latte;
  • 2 uova;
  • 1/4 tazza di burro fuso;

Procedimento:

Preriscaldate una padella a fuoco medio basso mentre preparate la pastella.
In una ciotola grande mischiate insieme farina, zucchero, lievito e sale e in un’altra amalgamate bene invece gli ingredienti liquidi.
Unite i due composti e sbattete finchè l’impasto non sia liscio e denso.
A questo punto alzate la fiamma e scaldateci il burro già fuso; quando sarà pronto, versate un mestolo di pastella e lasciate cuocere: appena la frittella farà delle bollicine sulla superficie, dovreste voltarla e lasciar cuocere il lato opposto fino a quando anch’esso non raggiungerà una bella doratura.
Dovranno risultare spessi  1 cm e della larghezza che più preferite.
Ancora bollenti cospargete i vostri mini-pancakes con abbondante sciroppo d’acero, miele, cioccolata calda o frutti di bosco.
Nota: nell’impasto potete aggiungere qualche spezia o bacca! Noi abbiamo optato per l’aroma avvolgente della cannella!

Un po’ di sale in zucca: …”But Sassenach—I am the true home of your heart, and I know that”…
(Written in My Own Heart’s Blood)

book-to-filmDopo anni di attesa e sospiri, i fan della saga di Diana Gabaldon, il 9 agosto 2014 hanno finalmente potuto esultare e seguire le gesta dei loro beniamini anche in Tv, quando il canale satellitare americano Starz ha messo in onda la prima puntata della prima stagione, sbarcata anche in Italia l’anno successivo e ottenendo soprattutto un grandissimo riscontro da parte del pubblico.
Già nominata per importanti premi del genere, fin dalle prime voci di una realizzazione, aveva creato scompiglio tra gli appassionati curiosissimi di conoscere i volti che avrebbero impersonato Claire, Jamie e gli altri protagonisti di Outlander; lo scozzese Sam Heughan sembra perfetto per interpretare l’amato capo clan Fraser, e nondimeno la splendida Caitriona Balfe ha impiegato pochissimo tempo ad entrare nei cuori degli spettatori nei panni di Claire.
La speranza è che la serie continui ad ottenere apprezzamenti di pubblico e critica, in modo che copra le avventure librarie e, chissà, stimoli sempre l’autrice a continuare.

…”Books and movies are like apples and oranges. They both are fruit, but taste completely different”…
(Stephen King)

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