Cronin A.J.

Il castello del cappellaio


Il Castello del Cappellaio

Una tragedia moderna.
Potrebbe suonare come il sottotitolo di questa prima opera del novellista scozzese  A.J.Cronin.
Conosciuto per le sue tipiche ambientazioni pacifiche e serene e per i suoi personaggi pieni di buon cuore (sacerdoti e medici ricorrono di frequente nelle sue anche più celebri narrazioni), balza di sicuro all’occhio il corposo romanzo d’esordio che vede la famiglia Brodie come protagonista: storia di un drammatico incedere di vite, oppresse da un’instabile, labile ed ostentata grandezza, tanto fittizia quanto ridicola, al pari del bizzarro castello che fa da casa, scudo e impenetrabile schermo per quelle povere anime che del nome Brodie hanno subito, volente o nolente la pesante e triste eredità.
Un padre padrone, un malvagio tiranno, duro e aspro, che si crogiola nella sofferenza altrui e ne provoca spesso la prima fiamma, alimentandone poi l’incendio con un impegno che si direbbe disumano, godendone dei momenti più umilianti, ma soprattutto giustificando sempre, con improbabile e paradossale ragione, l’intento e il fine.
La cattiveria del capofamiglia e le sue ovvie conseguenze a danno dei suoi poveri consanguinei, porterà alla rovina  – scontata anch’essa forse, se ci affidiamo alla giustizia della Provvidenza – anche dello stesso elargitore di tanti mali, in un’escalation di sempre peggiori catastrofi, di fronte alle quali però sembra essere cieco e sordo.
Un testo di una commozione rara, di un’intensità che raramente trapela in pagine di descrizione comunque piana e lineare, descrittiva, classica per certi aspetti, poetica perfino per altri. Una scrittura di senso fin dalle primissime righe, quando Cronin introduce se stesso e la sua penna – e il libro in questione – lasciando parlare il vento; il vento soffia, accompagna e lo senti sulla pelle, guida i tuoi passi e in men che non si dica respiri l’aria frizzante di una Levenford che non esiste sulle carte, eppure c’è, tangibile al tocco, visibile agli occhi, percepibile di aromi e colori e creata dal vento.
Un incipit di altissima letteratura, tuttavia nascosto allo sguardo dei più, ma di incomparabile sublime e leggiadra bellezza, un dolce balsamo in grado, a posteriori, di lenire le numerose ferite inferte da quello stesso inchiostro alla sensibilità del lettore.
Un piccolo capolavoro di genere e pathos.

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro4_tras

Titolo: Il castello del cappellaio
Titolo originale: Hatter’s Castle
Autore: Archibal Joseph Cronin
Traduttore: Camerino A. e Izzo C.
Editore: Bompiani
Collana:  Tascabili Cronin
Data di pubblicazione: 1931 (prima edizione); 12 Maggio 2004 (si segnala l’ultima edizione in commercio)
Prezzo: – € (Attualmente di difficile reperibilità)
Pagine: 587
Codice ISBN: 9788845210389

book-to-filmNel Febbraio del 1942, ben 11 anni dopo la pubblicazione del romanzo di A.J. Cronin, viene proiettata sul grande schermo l’omonima produzione cinematografica inglese diretta da Lance Comfort, con Robert Newton nei panni di James Brodie e Deborah Kerr in quelli della figlia del cappellaio, Mary.
“Un film macchinoso e tortuoso senza nullo di artistico. Meno efficaci del solito anche Mason e la Kerr. Buona la fotografia, discreta l’ambientazione. Sceneggiatura e regia di nessun valore.” (‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 25, 1949)

…”Books and movies are like apples and oranges. They both are fruit, but taste completely different”…
(Stephen King)

 

Categorie: Cronin A.J., Drammatico, Letteratura inglese, Narrativa | Tag: , , , , , , | Lascia un commento

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.