Manfredi Valerio Massimo

Idi di Marzo


Parlare di Cesare è un po’ come parlare di una figura mitica, leggendaria, verso cui non si può non portare deferente rispetto. E quasi venerazione. Affetto.
Incontravo giusto qualche giorno fa, fuori dall’università, il mio professore di Storia Romana ed involontariamente ho sorriso al ricordo delle sue lezioni appassionate sul grande politico, guerriero, uomo di Roma; e l’aula gremita di bocche aperte e il religioso silenzio. Se ci penso sorrido perchè, seppur con le debite differenze, si poteva traslare la scena 2000 anni addietro, cambiare i personaggi, ma conservare la credibilità. Il fascino di Giulio Cesare è immortale, la sua intelligenza strategica e politica lungimirante, la sua personalità straordinaria. Non si può non amarlo, non si può non odiarlo, non si può restare indifferente di fronte a lui, non ci si può non inchinare davanti al suo genio, ad un pezzo di storia che ha cambiato la Storia.
Riesco ancora a sperare che quel fatidico 15 Marzo del 44 a.C. non termini nel sangue, che le idi di Marzo restino semplicemente un giorno tra tanti sul calendario, e leggendo il romanzo di Manfredi l’ho sperato ancora di più.
Quello che emerge è esattamente quell‘uomo Cesare che ti fa amare il dictator Cesare: la sua testa, il suo cuore, le sue debolezze (anche fisiche), la sua sensibilità, il suo insospettabile e paradossale “pacifismo”.

No, io non avrò mai particolare simpatia per i Romani – continuerò a “tifare” Annibale e a trovarmi a mio agio con i Barbari -, ma amerò sempre Cesare. Incondizionatamente.

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Titolo: Idi di Marzo
Titolo originale: Idi di Marzo
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
2008 (prima edizione); 13 Gennaio 2014 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 9,50 €
Pagine: 259
Codice ISBN: 9788804638643

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L’isola dei morti


Di questo libro avevo letto quasi esclusivamente recensioni negative, ma non sono il tipo da lasciarmi influenzare dai (pre)giudizi altrui, soprattutto  in materia letteraria.
Ora, non voglio, nè posso fare il bastian contrario per forza, ma credo che le condanne senza attenuanti siano per lo meno un tantino esagerate. Sicuramente il buon caro Valerio Massimo ha partorito risultati migliori e meno inverosimili, ma trovo assolutamente eccessivo bannare tale suo racconto con commenti schifati e scandalizzati (ebbene sì, ho letto anche questo).
Perchè è un racconto e così deve essere considerato; chiamatelo pure romanzo breve, forse sarebbe meglio dire “bozza per un eventuale sviluppo futuro”, ma comunque una 70ina di pagine da leggere senza annoiarsi in una domenica pomeriggio casalinga.
C’è pur sempre la splendida Venezia sullo sfondo, il fascino di una scoperta archeologica insperata, qualche pizzico di mistero qua e là, un manoscritto rubato, un Dante inedito e loschi figuri; e soprattutto il talento narrativo di Manfredi.
Dicevo, sì, forse per certi aspetti il limite tra il lecito e l’assurdo verosimile viene superato, ma come consiglio di solito: prendete il romanzo per quello che è e non come un giornale di scavo o un rapporto scientifico, insomma, lasciatevi trasportare per qualche ora da una realtà avventurosa ed emozionante, perchè una volta sollevati gli occhi dalle pagine, potreste non avere altre occasioni di fuggire tra le calli veneziane, per una notte, con un teschio nella borsa.

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Titolo: L’isola dei morti
Titolo originale: L’isola dei morti
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
2003 (prima edizione); 1° Gennaio 2005 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 9 €
Pagine: 76
Codice ISBN: 9788804537779

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Il tiranno


Un libro maschile. Un libro di uomini, di un uomo tra gli uomini, i suoi uomini, gli amici, i nemici, i traditori veri e presunti. Un uomo e le sue donne: l’Amore, le spose, la guerra, la Sicilia, Siracusa. Un uomo e la sua ambizione, il suo sogno e la sua caduta.
Dionisio I di Siracusa è sicuramente uno di quei personaggi storici che non si ricordano come particolarmente positivi, al di là del fatto che impersonò la classica figura del tiranno, hegemon negativo per eccellenza (non nella sua etimologia originale), la complessità discutibile del suo carattere, lo marchierà come un combattente cinico e spietato, non come l’eroe “buono” e valoroso disposto all’estremo sacrificio per la patria. Eppure un cuore pulsava vivacemente dietro quella clamide, travolgendo e coinvolgendo numerose anime affine: ha amato e si è fatto amare, fino alla morte, una fiammella che non si è spenta mai e che lo mantenne vivo anche quando la bramosia, la sete di potere lo resero cieco e lo portarono sull’orlo del baratro più pericoloso: la solitudine.

Io non posso di certo essere annoverata tra gli adulatori del Tiranno: ho sempre fatto il “tifo” per i Cartaginesi…anche se  ammetto che il romanzo di Manfredi (fedelissimo e rispettoso delle fonti: Diodoro Siculo e Filisto in primis) ne ha addolcito la mia opinione; mi ha permesso di conoscere un soldato, un devoto amante, a suo modo un idealista, un capo determinato e pieno di risorse – più o meno ammirevoli.
Non mi sarà mai simpatico in ogni caso.
Ottime e vivide le narrazioni delle 1001 battaglie, tecnica e tattica belliche impeccabili e dettagliatissime. Drammatici gli attori “non protagonisti”.
Un libro di un uomo; di un uomo e l’amicizia; di un uomo, l’amicizia e l’Amore: per degli uomini, per gli amici e per gli Amori.

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Titolo: Il tiranno
Titolo originale: Il tiranno
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
2003 (prima edizione); 1° Gennaio 2005 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 10 €
Pagine: 424
Codice ISBN: 9788804546252

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Il faraone delle sabbie


Mettiamo subito le mani avanti e avvisiamo qualsivoglia detrattore del “troppo assurdo per essere credibile” che: 1. è un romanzo; 2. si ispira comunque alle ricerche archeologiche condotte nel deserto del Negev a cui partecipò lo stesso Manfredi.
Detto questo, prometto anche solennemente che stavolta salterò la parte di elogi all’autore, perchè, capisco, potrei ormai risultare indigesta. Ultima avvertenza: una volta varcata la soglia della prima pagina, difficilmente potrete “salvarvi” tornando sui vostri passi, ma l’unica soluzione per ritrovare la vostra libertà, sarà quella di aggredire di buona lena le vicende e lasciarvi trasportare, dimenticando che avete una casa da portare avanti, marito/moglie/figli/nonni e gatti da sfamare, magari un lavoro, una vita sociale, ecc…tanto no avrete tempo.

Il reietto ed affascinante prof. Blake (con quell’aria da ribelle cane bastonato che spezza i cuori della maggior parte delle donzelle), ormai ai margini di un’esistenza votata alla cultura, scaricato dalla cinica consorte e, quel che è peggio, dall’Istituto di studi orientali di Chicago, viene improvvisamente catapultato in un’avventura degna del migliore Indiana Jones d’annata (1981). Non sarà l’Arca dell’Alleanza e non sarà Princeton, ma gli altri elementi che hanno reso Indy un mito per intere generazioni, nel racconto di Valerio Massimo sono tutti presenti e vanno a cucire una sceneggiatura mozzafiato che farebbe sorridere anche il geniale Spielberg.
Riproposto in un’America di una 50ina di anni dopo, il plot in analisi non vede più i Nazisti interpretare il ruolo dei cattivi, ma la minaccia dei terroristi islamici, gli intrighi dei servizi segreti israeliani e gli interessi di avidi filibustieri dell’imprenditoria statunitense, metteranno in serio pericolo l’industria mondiale, con il rischio di un’ecatombe senza precedenti e l’apertura di scenari apocalittici: l’Armageddon di biblica memoria.
In un rocambolesco climax di eventi, la narrazione scorre in modo torrenziale sotto i famelici occhi di chi leggi, curioso di conoscere le sorti dell’umanità, curioso di scoprire il reperto che potrebbe ribaltare le millenarie credenze del Popolo per eccellenza, di capire da che parte sta chi e di respirare l’inconfondibile ed asfissiante odore del deserto.
Un’esaltante american style novel che saprà catturare anche i più refrattari library’s visitors.

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Titolo: Il faraone delle sabbie
Titolo originale: Il faraone delle sabbie
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar smart collection
Data di pubblicazione: 
1998 (prima edizione); 8 Giugno 2012 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 5,90 €
Pagine: 369
Codice ISBN: 9788804622321

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Le paludi di Hesperia


 LepaludidiHesperia

Un nostos. Sì, il nostos della (mia) liceale memoria, quella parola di cui ti insegnano il significato come un mantra in IVa ginnasio e che non puoi dimenticare, pena fiocchi di 4 nelle versioni di greco, ma che allo stesso tempo, riluceva sempre come magico indizio per una comprensione complessiva di quei brani classici su cui noi, poveri studenti abbiamo sudato e tremato per anni.
Dicevo, NOSTOS=RITORNO.
Nella tradizionale letteratura della classicità, i nostoi costituiscono una vera e propria categoria, o meglio, un sub-genere della grande epica eroica, quella delle auliche storie omeriche per esempio: l’Iliade e l’Odissea, i pilastri fondanti di un intero filone di narrazioni di dei ed impavidi guerrieri, protagonisti di ere mitiche e gloriose, rimaste immortali per tutti i secoli a venire e, a quanto pare, foriere di fascino anche ai giorni nostri.
Al di là della logorroica – ma necessaria! – premessa, Le paludi di Hesperia si può etichettare perfettamente come il racconto di un lungo e travagliatissimo ritorno: quello di Diomede, figlio di Tideo, e degli altri principi Achei, vittoriosi a Troia, grazie al memorabile ingegno di Ulisse, ma sofferenti per le atroci e strazianti lame che, invisibili nel loro bronzo non umano, lacerarono le loro vite con perdite, tradimenti e crudeltà.
Come ho già accennato in qualche recensione dei suoi romanzi, sono convinta che Valerio Massimo Manfredi scriva visitato fa qualche spirito guida che gli concede la grazia di calarsi agevolmente nei panni del narratore dei luoghi e dei tempi voluti. In questo caso, Omero deve aver per lo meno soffiato nella sua stanza, perchè l’abilità con cui ricrea certe atmosfere è veramente sopraffina.
Manfredi cerca di colmare la lacuna che da sempre turba i classicisti circa i testi che dovrebbero descrivere le vicende successive la decennale grande conquista di Ilio; le sue conoscenze a riguardo non sono in dubbio e dove la ricerca storica e l’archeologia si interrompono, entra in gioco la sua fantasia.
Non voglio indugiare oltre in confronti che alcuni potrebbero quasi ritenere oltraggiosi per colui che non vede, ma è anche vero che non mi piace aderire al filone anticonformistico per forza del “disprezziamo tutto ciò che non ha almeno un migliaio di anni e che non ha contenuti dalla facilità di lettura proustiana”, perciò mi sembra cosa buona e giusta riconoscere i meriti di un professionista – poliedrico –  che compie bene il suo lavoro (e io non brillo certo per generosità in fatto di giudizi).
Consigliato sia agli amanti dell’epica classica, ma anche ai neofiti e/o alle matricole ginnasiali per approcciarsi meglio ad un mondo che, volenti o dolenti, dovranno affrontare nel modo sicuramente ingrato di verifiche, interrogazioni sui banchi di scuola.
Un libro per imparare e per sognare nello stesso tempo.

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Titolo: Le paludi di Hesperia
Titolo originale: Le paludi di Hesperia
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar. Le emozioni della storia
Data di pubblicazione: 
1994 (prima edizione); 8 Luglio 2013 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 7,90 €
Pagine: 333
Codice ISBN: 9788804632726

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L’oracolo


Con L’oracolo, Valerio Massimo (mi si perdoni l’irriverente ed audace licenza di confidenza) ci dà prova di saper perfettamente maneggiare con eleganza  il genere poliziesco-noir (ma c’è qualcosa che quest’uomo conduca con mediocrità?!), strizzando così l’occhio anche a chi non digerisce lo storico impegnato.
Certo è che l’istinto dell’archeologo non può essere represso ed è proprio la sua profonda e professionale conoscenza dell’antichità classica che costituisce l’impalcatura che regge l’intero complesso. La Grecia di Omero, Odissea XI: Ulisse. Tiresia. Efira.
Atene 1973 – Atene 1983.
Una storia, un mito, una profezia che vedono il loro inizio perdersi nella notte dei tempi e la cui fine dovrà essere ancora scritta, anche con il sangue, con il sangue del sacrificio.
E’ tutto lì, raffigurato da mani sconosciute, fuso nell’oro, liscio e lucido, abbagliante e magnetico. Un ariete, un toro e un verro, e quell’uomo con il remo (o è un ventilabro?): chi è quell’uomo? Nessuno lo chiamavano e come un’ombra silenziosa si dissolve il suo destino.
La sua patria, Itaca, non ospita le sue spoglie, non una lapide o un cippo, non un culto, non un ricordo. Un mistero che attanaglia gli storici da secoli, che ha fatto nascere congetture, ipotesi e che molto probabilmente non troverà mai soluzione.
Nel romanzo, Manfredi ci regala una sua personalissima lettura – con risvolti moderni – della questione, esito delle sue ricerche scientifiche e della sua romantica ed eroica sensibilità artistica; e per entrambe noi ti ringraziamo, caro Valerio Massimo.
Sì, perchè ricordi anche ai profani del mestiere che l’archeologia è molto lontana da Indiana Jones, ma che adagiarvisi per un po’, non è di sicuro peccato, e che anche le lezioni di greco del liceo potranno essere utili e salvarci la vita un giorno!

Ps: ammetto che ho avuto bisogno di 10 minuti di riflessione per assorbire il finale, ma, mea culpa. Comunque, da leggere con attenzione.

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Titolo: L’oracolo
Titolo originale: L’oracolo
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
1990 (prima edizione); 1° Gennaio 1992 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 10 €
Pagine: 362
Codice ISBN: 9788804361336

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Lo scudo di Talos


Pathos e logos: le due forze che regolano l’animo umano per il pensiero greco. L’emozione e la razionalità che possono convivere nonostante tutto, nonostante un destino oscuro che gli dei hanno tracciato tessendo a maglie molto strette vite di uomini sconosciuti, ma in realtà tanto vicini, figli di una stessa patria, ma frutti di leggi diverse, crudeli, di una giustizia divina, ma posta in pericolose mani mortali.

Il Lupo e il Dragone, nemici fraterni che condividono quello stesso pathos che le donne della loro stirpe hanno imparato a vivere – a cui hanno imparato a sopravvivere – e a sopprimere. Talos e Brithos. Kleidemos e Brithos: la storia ha scelto per loro, divisi ed uniti, per scrivere la Storia (quella con la “S” maiuscola), quella dei 300 delle Termopili e quella dei vincitori di Platea.

Penso di non commettere alcuna eresia nel sostenere che Lo scudo di Talos si possa considerare uno dei parti più felicemente riusciti di Manfredi; non so se anche lui sia stato ispirato da una delle mitiche sacerdotesse di Apollo, sta di fatto che mi piace credere che una delle figlie del Parnaso ne abbia in qualche modo toccato la penna.
Sintesi ed accuratezza storiche inappuntabili, suggestione vibrante, trama vivace, ma allo stesso tempo solennemente “spartana”, senza fronzoli (pur con il giusto spazio lasciato anche a dolci sentimenti), ma con il guizzo finale, personaggi monumentali, plasmati magistralmente quali che fossero davvero quelle apollinee statue di dei ed eroi create dagli inarrivabili artisti di bottega della classicità, guardati con ammirazione poi per i secoli avvenire.

Infine una considerazione personale: sarebbe bello trovare questo testo inserito nelle liste di libri proposti dagli insegnanti nei programmi scolastici; ottimo anche come lezione di storia, sarebbe una tecnica di apprendimento infallibile. Da provare.

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Titolo: Lo scudo di Talos
Titolo originale: La scudo di Talos
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar junior
Data di pubblicazione: 
1988 (prima edizione); 25 Marzo 2013 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 9,50 €
Pagine: 398
Codice ISBN: 9788804627227

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I cento cavalieri


Probabilmente la maggior parte dei lettori conosce Manfredi in veste di romanziere e saggista storico e ammetto che anche per me è l’archeologo la cui penna avevo sempre apprezzato veder viaggiare a fianco di Alessandro Magno o scoprire tra le file di un’invincibile legione romana; con questa raccolta di racconti, invece, lo troviamo – perfettamente a suo agio – ad aver a che fare anche con squarci di vita attuali, personaggi di tutti i giorni e linguaggi disparati.
Essere delle eccellenze come autori di romanzo non significa sempre essere ugualmente efficaci nel genere del racconto breve: si tratta proprio di tecniche e approcci alle storie completamente diversi. Manfredi sostiene senza cedimenti entrambe le sfide però. Sa saltare con agilità da un luogo all’altro dello spazio-tempo, crea delle vere piccole bozze, dei possibili embrioni per sviluppi narrativi futuri (v. Otel Bruni, per esempio).
Senza soffermarsi su ogni singolo racconto, permettetemi un encomio speciale per lo splendido quadro relativo all’incontro, post Zama, tra Annibale e Scipione (n.b. De imperio): un cammeo (in cui per altro credo proprio di intravedere una certa “simpatia” per il Cartaginese da parte dell’autore e che, come si sa, io condivido in pieno).

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Titolo: I cento cavalieri
Titolo originale: I cento cavalieri
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
2002 (prima edizione); 4 Ottobre 2002 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 9,50 €
Pagine: 273
Codice ISBN: 9788804491170

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La torre della solitudine


Visto che in casa mia ormai sono banditi da anni tutti i film di Indiana Jones – per l’esasperazione di che, abitando con me, ha dovuto sopportare innumerevoli repliche -, ho deciso di riprendere tra le mani l’autore i cui personaggi ricordano il mio idolo più da vicino.

La torre della solitudine è uno dei romanzi di Manfredi che più ti riporta a vivere certe avventure al limite dell’inverosimile; anche il tempo della narrazione coincide abbastanza con l’epoca dell’archeologia pionieristica e romantica (e forse anche più proficua).
Vite presenti e passati oscuri si intrecciano quasi asfissiandosi tra le sabbie del deserto; antichi manoscritti e messaggi volti da un cielo futuro intrigano e fanno vacillare le menti di chi dovrebbe condurre un’esistenza votata al timore reverenziale; il limite, quello della conoscenza, tenta più dell’acqua di un’oasi, e le sfide personali esondano in mari ben più vasti e pericolosi. La ricerca all’Uomo delle Sette Tombe sarà il fil-rouge che lega i destini di uomini che vivono a migliaia di Km di distanza, ma che il mito, la leggenda…la storia ha deciso di far incontrare, per uno scopo, per la salvezza di molti.

Valerio Massimo Manfredi è un altro di quelle persone con cui avrei davvero piacere di fare quattro chiacchiere, che ascolterei rapita, piena di ammirazione, perchè se sono diventata archeologa – e Spielberg non non me ne voglia! – è anche merito suo.

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Titolo: La torre della solitudine
Titolo originale: La torre della solitudine
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
1996 (prima edizione); 1° Gennaio 1997 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 9,50 €
Pagine: 306
Codice ISBN: 9788804427810

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