Autobiografia

Diario di scuola


Diario di Scuola

A voi cari professori che (non) mi avete “salvata”,
…E a voi, carissimi miei alunni che poi miei alunni non siete, ma che spero di “salvarvi” un po’ ogni giorno, a voi a cui rivolgo il mio ringraziamento, gli stessi voi a cui chiedo scusa se non vi ho capito e se non vi ho portato pazienza.
Un insegnante è – spesso purtroppo solo al condizionale (ah, la ricchezza dell’arida grammatica!) – un educatore di vita; un bravo maestro poi è quello che ti salva, quello che ti fa scattare l’interruttore giusto e con i giusti strumenti accende la tua curiosità, alimenta la tua anima e non si arrende mai.
“Impossibile” è forse l’unica parola che non ti esacerberà mai, che non ti porterà mai ad esempio, perchè di “ci” costrittori le tue giornate da studente e da giovane uomo o donna, ne sono piene: “ci” e “ne”, pronomi così tanto impercettibilmente inesorabili.

Niente è irrecuperabile però e prima di ogni altra cosa, nessuna persona lo è, nessuna sfida scolastica sarà tanto proba, nessun ostacolo ti ammaccherà gli stinchi senza che quelle botte ad un certo punto diventino cicatrici di battaglie vinte con orgoglioso sforzo.
Il Professore bravo è quello che lo sa e ci crede, il professore che riempie l’aria di voce e dati non sempre ascolta gli altri suoni dell’aula e non sempre ne coglie le sfumature melodiose; attento agli stridii ne perde il guizzo geniale e…il futuro corre, ma lo si può raggiungere, si possono accorciare le distanze con esserlo ed afferrarlo, prenderlo per mano, insieme, studente e Professore.

Gli insegnanti non hanno i super poteri, ma a volte dovrebbero solo accendere i radar e captare le vibrazioni quasi mute di chi hanno accolto nelle loro classi, nelle loro vite…vite che cambiano e che verranno cambiate, nel bene o nel male, ma che non saranno più le stesse.
Storie che si scrivono, parola per parola, accenno, nota, urla e pronomi complemento, dopo pronomi complemento.

No, non sono stata “salvata” da qualche professore, ma di sicuro ne ringrazio qualcuno con sincero affetto e no, non mi ergo di sicuro a paladina delle future generazioni che mi “capitano per le mani”, anche se conserverò sempre nel profondo l’ambizione di “salvare” qualcuno e se non sarà così, miei cari alunni, perdonatemi.

Auguro a VOI un futuro di continue scoperte e di infinita curiosità…correte, su, correte!

S.

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro4_tras

Titolo: Diario di scuola
Titolo originale: Chagrin d’école
Autore: Daniel Pennac
Traduttore: Melaouah Yasmina
Editore: Feltrinelli
Collana: Universale economica
Data di pubblicazione: 2007 (prima edizione); 3 Gennaio 2013 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 9 €
Pagine: 243
Codice ISBN: 9788807880902

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Verdi colline d’Africa


verdi colline d'africaDifficile parlare di questo libro letto (e riletto) molti anni fa, quando nessuno pensava che l’ecosistema fosse in pericolo e la caccia era considerata come una lotta di un uomo contro un animale; il rispetto ambientalistico arriverà più tardi (ricordiamoci che i fatti si svolgono negli anni ’30).
Consideriamo il romanzo solo dal punto di vista letterario: magici i luoghi, le descrizioni di un’Africa incontaminata, magica l’Africa; sono passati circa ottant’anni. Non credo che Hemingway la riconoscerebbe, e tanto meno ci andrebbe a cacciare.
Quando l’ho letto per la prima volta non mi aveva entusiasmato (ma ero molto giovane), solo una seconda rilettura parecchi anni dopo me l’ha rivalutato, al punto di essere uno dei romanzi che più ho apprezzato dello scrittore. Questa la ragione che mi ha fatto decidere di riproporlo.
Provate a leggerlo, mettetevi nei panni di un uomo che amava le emozioni forti, dimenticate di essere contrari alla caccia (come ormai lo è la maggior parte di noi) e gustatevi un libro che saprà risvegliare emozioni che non sempre la lettura riesce a dare.

Giudizio di Ezechielelupo2: gufolibro5_tras

Titolo: Verdi colline d’Africa
Titolo originale: Green Hills of Africa
Autore: Hemingway Ernest
Traduttore: Bertolucci Attilio e Rossi Alberto
Editore: Mondadori
Collana:  Oscar classici moderni
Data di pubblicazione: 25 ottobre 1935 (prima edizione); 28 Luglio 1998 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 10 €
Pagine: 256
Codice ISBN: 9788804455721

Chapatis

Ricetta che, a dispetto dell’apparente semplicità, è diffusa nell’Africa orientale – proprio tra Kenya e Tanzania – solo tra la gente ricca che ha le risorse per poter comprare della farina importata.
Uno snack che si può gustare dolce o salato a seconda della salsa con cui lo si accompagna. Sicuramente gustoso anche senza alcun condimento.

ChapatiIngredienti:

  • 3 tazze di farina per tutti gli usi;
  • 1/2 di cucchiaio di sale;
  • 3/4 di tazza + 1-3 cucchiai di olio di semi;
  • 3/4 di tazza di acqua (se necessaria);

Procedimento:

Incominciate a combinare in una ciotola piuttosto capiente il sale e 2 tazze e 1/2 di farina; aggiungete anche i 3/4 di tazza di olio e mescolate bene; versatevi anche l’acqua a poco a poco: il composto deve risultare soffice. A questo punto, lasciate riposare la pasta per 5-10 minuti.
Spolverate di farina la superficie da lavoro e ricava delle palline di pasta di circa 5 cm e spianatele con l’aiuto di un mattarello, fino a che non siano spesso poco meno di 0,5 cm.
Scaldate un cucchiaio di olio in una padella antiaderente per 1 minuto, dopo di che friggete i vostri chapati per circa 3-5 minuti per lato.
Una volta cotti a puntino (dovranno prendere un sano colore ambrato), toglieteli dalla padella e lasciate che qualche foglio di carta assorbente trattenga l’olio in eccesso.
Non vi resta che servirli immediatamente ben caldi, oppure riporli in un contenitore ermetico e proporli in un secondo momento.

Un po’ di sale in zucca: …“Now, being in Africa, I was hungry for more of it, the changes of the seasons, the rains with no need to travel, the discomforts that you paid to make it real, the names of the trees, of the small animals, and all the birds, to know the language and have time to be in it and to move slowly”…
(Grenn Hills of Africa,
Ernest Hemingway)

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