Letteratura russa

Il patto col fantasma


il patto con il fantasma

«Ti vedo nel fuoco», disse l’uomo stregato. «Ti sento nella musica, nel vento, nel silenzio mortale della notte.»

Non mi è per niente facile scrivere un pensiero su questo racconto di Charles Dickens, che fa parte delle cinque novelle natalizie che lo scrittore inglese,  ha dedicato al Natale.

Sicuramente il più cupo di questi brevi romanzi, accosta il protagonista al più noto Scrooge de Il canto di Natale Il canto di Natale, ricordandolo nello sdoppiamento della personalità con quella di un fantasma.

A differenza di di Ebenezer Scrooge, avaro finanziere londinese, Redlaw il chimico, insegnante, con l’animo buono e la personalità debole, sprofonderà nell’oblio dei ricordi, pesante fardello della sua solitudine, trasmettendo in chi lo avvicina l’aspetto peggiore dell’indifferenza.

Ci sarà salvezza per lui come c’è stata per Scrooge?

Pubblicato nel 1848 è conosciuto in Italia anche con i titoli: Lo stregato e il patto col fantasma. Fantasia di Natale, L’ossesso e il patto con il fantasma e L’invasato e il patto del fantasma. 

Giudizio di 2mog2: gufo libro35

Titolo: Il patto col fantasma
Titolo originale: The Haunted Man and the Ghost’s Bargain
Autore: Charles Dickens
Traduttore: Grazzi Emanuele
EditoreNewton Compton
Collana: Tascabili economici
Data di pubblicazione: 19 dicembre 1848 (prima edizione); 26 Giugno 2012 (attualmente disponibile solo come ebook, si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio, facilmente reperibile anche online)
Prezzo: 0,49 €
Pagine: 100
Codice ISBN9788879831437

 

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Il Natale di Martin


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…”In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic. Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra che guardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi delle persone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, che aveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavorava bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si faceva pagare troppo.
Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martin si era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vecchio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e aveva fama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore.
– Non ho più desiderio di vivere – gli confessò. – Non ho più speranza.
Il vegliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vivere solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signore vorrebbe che tu vivessi.»
Martin si comprò una Bibbia. In un primo tempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, una volta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la lesse ogni giorno.
E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca, Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casa sua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedi del Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai dato acqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi e con i suoi capelli li ha asciugati… Non hai unto con olio il mio capo, questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi.»
Martin rifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse da me, dovrei comportarmi cosi? Poi posò il capo sulle braccia e si addormentò.
All’improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Non c’era nessuno. Ma senti distintamente queste parole:
– Martin! Guarda fuori in strada domani, perché io verrò.
L’indomani mattina Martin si alzò prima dell’alba, accese il fuoco e preparò la zuppa di cavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a lavorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notte precedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada. Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosceva, sollevava lo sguardo per vedergli il viso.
Passò un facchino, poi un acquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per un commerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti alla finestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro.
Dopo aver dato una dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appoggiato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi. Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno.
– Entra – disse – vieni a scaldarti. Devi avere un gran freddo.
– Che Dio ti benedica!- rispose Stepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene le scarpe al punto che barcollò e per poco non cadde.
– Non è niente – gli disse Martin. – Siediti e prendi un po’ di tè.
Riempi due boccali e ne porse uno all’ospite. Stepanic bevve d’un fiato. Era chiaro che ne avrebbe gradito un altro po’. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere. Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della finestra.
– Stai aspettando qualcuno? – gli chiese il visitatore.
– Ieri sera- rispose Martin – stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di un fariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succeda qualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnecchiavo, ho udito qualcuno mormorare: “Guarda in strada domani, perché io verrò”.
Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavano le guance. – Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l’anima e per il corpo.
Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno stivale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe da contadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che era vestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo la schiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti, pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invitò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po’ di pane e della zuppa.
– Mangia, mia cara, e riscaldati – le disse.
Mangiando, la donna gli disse chi era: – Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio marito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono riuscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo per mangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimo scialle.
Martin andò a prendere un vecchio mantello. – Ecco – disse. – È un po’ liso ma basterà per avvolgere il piccolo.
La donna, prendendolo, scoppiò in lacrime. – Che il Signore ti benedica.
– Prendi – disse Martin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’accompagnò alla porta.
Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni volta che un’ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vedere chi passava.
Dopo un po’, vide una donna che vendeva mele da un paniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostare da una spalla all’altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cercò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo si mise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente.
Martin corse fuori. La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. – Lascialo andare, nonnina – disse Martin. – Perdonalo, per amor di Cristo.
La vecchia lasciò il ragazzo. – Chiedi perdono alla nonnina – gli ingiunse allora Martin.
Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese una mela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: – Te la pagherò io, nonnina.
– Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato – disse la vecchia.
– Oh, nonnina – fece Martin – se lui dovesse essere frustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi per tutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non saremo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovane sconsiderato.
– Sarà anche vero – disse la vecchia – ma stanno diventando terribilmente viziati.
Mentre stava per rimettersi il sacco sulla schiena, il ragazzo sì fece avanti. – Lascia che te lo porti io, nonna. Faccio la tua stessa strada.
La donna allora mise il sacco sulle spalle del ragazzo e si allontanarono insieme.
Martin tornò a lavorare. Ma si era fatto buio e non riusciva più a infilare l’ago nei buchi del cuoio. Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e posò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale.
Voleva aprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in un altro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sussurrò all’orecchio:
– Martin, non mi riconosci?
– Chi sei? – chiese Martin.
– Sono io – disse la voce. E da un angolo buio della stanza uscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola.
– Sono io – disse di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio. Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero.
– Sono io – ancora una volta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro volta, sorrisero e poi svanirono.
Martin si sentiva leggero e felice. Prese a leggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla pagina lesse: « Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste, fui forestiero e mi accoglieste. In fondo alla pagina lesse: Quanto avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me.»
Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da lui quel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.”

di Leone Tolstoj

С Рождеством Христовым!

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Netočka Nezvanova


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La piccola Anna, o meglio Netočka Nezvanova, come viene chiamata dalla madre nei rari momenti di tenerezza, cresce in una famiglia povera, con la mamma e il patrigno Efimov, violinista di talento, ma non geniale, che, nonostante la sua vita sregolata, sembra essere per la ragazzina, l’unico affetto e la sola, benché tormentata, presenza che riesce a regalarle un po’ di serenità.

La vita di Anneta subirà repentini cambiamenti, le angosce si succederanno incalzanti, pochi i momenti in cui le sue gote non saranno rigate di lacrime o la sua mente non sarà preda di pensieri dolorosi, e spesso la ritroveremo rannicchiata nell’angolo diventato suo  rifugio, le note melodiose di un violino si trasformeranno per lei in urla strazianti, fino alla brusca interruzione del romanzo, quando la protagonista che ha da poco compiuto i sedici anni, ha appena scoperto, attraverso i libri, lati nascosti del suo animo e segreti occultati della famiglia che la ospita.

Dostoevskij interruppe la stesura di questa sua opera, perchè arrestato con l’accusa di sovversione, per la quale sconterà quattro anni di lavori forzati. Non so come avrebbe voluto continuarla e concluderla, non so nemmeno se qualcun altro ci abbia mai pensato, non mi interessa, questo è comunque per me un grande libro, dove ho ritrovato la poesia de Le Notti bianche, l’angoscia de Il Sosia, l’ansia de Il Giocatore e il tormento di Delitto e castigo.

Mi sono chiesta spesso leggendolo come un uomo, maschio, sia riuscito ad entrare così a fondo nell’anima e nella grande sensibilità di una ragazzina. L’unica risposta possibile… Dostoevskij era un genio.

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Titolo: Netočka Nezvanova
Titolo originale: Неточка Незванова
Autore: Fëdor Michajlovič Dostoevskij
Traduttore: Sibaldi Igor A..
Editore: Garzanti
Collana: I grandi libri Garzanti
Data di pubblicazione: 1849 (prima edizione); Gennaio 2003 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 8 €
Pagine: 185
Codice ISBN: 9788811366027

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Fiabe e racconti


Era il 1860 quando Lev Tolstoj fondò a Jasnaja Poljana una scuola per i figli dei contadini, perchè era convinto che l’istruzione potesse regalare loro un’occasione per riscattarsi dalla schiavitù dell’ignoranza, per farsi strada nella vita, apprezzandone tutti i lati migliori, cercando di evitare i cattivi comportamenti.

Per i suoi scolari, che non avevano la possibilità di comprarsi i testi scolastici, il grande scrittore russo, decise quindi di preparare e finanziare dei libri di lettura, componendo piccoli racconti, trascrivendo in linguaggio semplice alcune fiabe di Jean de La Fontaine, spiegando in modo accattivante i miti dell’antichità classica, mettendo sulla carta le leggende popolari e le tradizioni della sua patria, che fino a qual momento venivano loro trasmesse solo dalla parola dei vecchi.

Tanti argomenti venivano trattati, oltre l’alfabetizzazione, si insegnavano le scienze attraverso paginette sugli alberi e sugli animali, la geografia con il racconto tradizionale sulle origini e i corsi dei fiumi russi, la storia dando voce alla gente contadina, ecc.

Libri che per molti anni  sono stati adottati dalle scuole russe, per il linguaggio semplice e accattivante. Storie brevi, ma da non sottovalutare, comunque, ancora molto attuali, che potrebbero essere un’ottima alternativa o un completamento ai moderni libri di lettura anche nelle nostre classi elementari.

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Titolo: Fiabe e racconti
Titolo originale: Četyre knigi dlja čtenija
Autore: Lev Nikolaevič  Tolstoj
Curatore: Villa Agostino
Editore: San Paolo Editore
Collana: Racconti fiabeschi
Data di pubblicazione: 
1872-1875 (prima edizione); 1987 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio, anche se il testo completo si trova facilmente anche sul Web gratuitamente) 
Prezzo: 10,33 €
Pagine: 156
Codice ISBN: 9788821512377

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La signora col cagnolino e altri racconti


Sono racconti d’amore quelli scritti e raccolti da Cechov sotto il titolo “La signora con il cagnolino“.

Amori corrisposti, amori respinti, altri malati, amori che ti annoiano ed altri ancora non voluti. E poi, c’è l’amore immaginario del soldato Rjabovic e, forse, proprio perché immaginario il più romantico e il più sincero.

C’è una caratteristica però che contraddistingue tutte queste storie: il finale ironicamente non scritto è sospeso e sembra attendere che il protagonista prenda la decisione di continuare nell’abitudine o di incamminarsi lungo una strada sconosciuta.

Cechov, da grande scrittore, non dà giudizi sui suoi personaggi, lascia al lettore il compito di vederli secondo i propri occhi, per renderli più veri e vitali.

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Titolo: La signora col cagnolino
Titolo originale: Дама с собачкой, Dama s sobačkoj
Autore: Anton Cechov
Traduttore: Gigante Giulia
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili Serie bilingue
Data di pubblicazione: 1899 (prima edizione); 1° Gennaio 2001 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 9,30 € (attualmente di difficile reperibilità)
Pagine: 95
Codice ISBN: 9788806157067

Carote alla panna acida e zenzero

Tra gli ingredienti principali della cucina russa ci sono sicuramente la panna acida e le spezie, che insaporiscono una meravigliosa verdura come le carote. Un piatto che si trova sulle tavole dei ricchi, nella cucina del popolo e nelle gavette dei soldati.

IMG_0397 Ingredienti :

  • Carote;
  • Zucchero;
  • Zenzero;
  • Paprika;
  • Sale;
  • Panna acida;
  • Burro;

Procedimento:
Pulite le carote e tagliatele a rondelle che metterete in una terrina. Preparare una miscela di zucchero, zenzero e sale (le dosi dipendono dal gusto) mescolate bene e lasciatele a marinare.
Trascorsa circa una mezz’ora, rosolatele in un po’ di burro per 10 minuti e metterle poi in una teglia ricoperte di panna acida.
Infornare a 200° per 15-20 minuti. Al termine cospargere di paprika.

Un po’ di sale in zucca:… “Il ricco mangia, il povero si nutre”
(Francisco de Quivedo)

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Il villaggio di Stepančikovo e i suoi abitanti


Molte qualificate recensioni definiscono questo romanzo «umoristico».

Non è mia intenzione contraddire nessuno, ma soltanto desidero raccontare le sensazioni e lo stato d’animo che ho provato nel leggerlo; se ho sorriso è stato amaramente per la miserabile vita di certi individui.

Preferirei perciò chiamarlo un romanzo ironico, una collana preziosa dove ogni perla è la caricatura di personaggi che si ritrovano spesso anche ai nostri giorni.

Una meravigliosa e colorata galleria di ritratti dove c’è la figura grottesca e meschina del furbo approfittatore che vanta, ahimè, una squallida cultura, del ragazzo vanesio innamorato della pochezza dell’apparire, della dama che indossa con alterigia il titolo di generalessa ereditato dal defunto marito, di vecchie signore imbellettate che civettano con giovanotti, di personaggi che si indignano troppo facilmente e di tanti parassiti adulatori. Per fortuna al mondo esiste anche l’innocenza di bambini e giovani fanciulle che illuminano la grigia atmosfera di questa casa padronale nel villaggio di Stepančikovo.

Poi c’è il pavido padrone di casa il cui animo buono rasenta la stupidità, che si sente sempre colpevole nei confronti degli altri e che riesce a farsi derubare persino del ruolo di protagonista del romanzo.

Dostoevskij come sempre non si discute. Lo scrittore russo ha giudicato questo gioiellino letterario come la sua opera meglio riuscita. Noi lettori del XXI secolo non possiamo che inchinarci ancora una volta davanti al grande narratore del 1800, a chi ci ha raccontato tante bellissime storie umane, come le vicende dei Fratelli Karamazov, la colpa di Raskolnikov, la pena che diventa poesia delle Notti Bianche, oltre a tante altre.

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60x60_07_cuffie Ascolta un brano del libro: Il Villaggio di Stepancikovo e i Suoi Abitanti

Titolo: Il villaggio di Stepančikovo e i suoi abitanti
Titolo originale: Село Степанчиково и его обитатели
Autore: Fëdor Dostoevskij
Traduttore: Capaldo M.
Editore: Editori Internazionali Riuniti
Collana: Asce
Data di pubblicazione: 1859 (prima edizione); 23 Novembre 2010 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 9,90 €
Pagine: 350
Codice ISBN: 9788835990123

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