Poliziesco

L’avvelenatrice


Un romanzo breve, tra quelli meno conosciuti del grande Dumas padre, che racconta la vita e le “imprese” dell’affascinante giovane Marie-Madeleine d’Aubray, marchesa di Brinvilliers, meglio conosciuta come l’ Avvelenatrice.

Pagine che esalano veleni, tra delitti e confessioni, amanti ed interessi, inseguimenti e arresti, fino all’agonia, alla tortura e all’ “ammenda onorevole”.

Pubblicato per la prima volta nel 1839 nella raccolta di romanzi brevi a tema poliziesco intitolata Les Crimes célàbres, la vicenda, ammaliante come la sua protagonista, conduce il lettore pagina per pagina in modo incalzante al suo straziante epilogo.

Ho letto la traduzione di un anonimo del 1902 e forse, proprio questo linguaggio, ormai abbandonato, ha il fascino e il merito di valorizzare, se ne avesse ancora bisogno, lo stile e il talento di Dumas che come sempre non tradisce i suoi lettori.

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Titolo: L’Avvelenatrrice
Titolo originale: La marquise de Brinvillers
Autore: Alexandre Dumas (padre)
Traduttore: Di Paola Manuela
Editore: Leone Editore
Collana: Gemme
Data di pubblicazione:
1839 (prima edizione nella raccolta di romanzi Les Crimes célàbres);  2013 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 9 €
Pagine: 128
Codice ISBN: 9788863931259

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L’albergo stregato


La personalità tormentata della contessa Narona e il destino a cui non può sfuggire, costruito con le sue stesse ignobili azioni, sono l’anima di questo romanzo di Wilkie Collins.

Racconto horror, poliziesco è ambientato tra i salotti e i club della nebbiosa Londra, gli umidi canali di Venezia e le camere di un lussuoso hotel, già antico palazzo, della città lagunare.

E proprio nell’albergo appena inaugurato, inquietanti presenze e ritrovamenti, tormenteranno gli ospiti, membri di una nobile famiglia appena arrivati dalla capitale inglese, proprio come ci si potrebbe aspettare di trovare in un vetusto castello o in una classica residenza britannica.

Ma il ritrovamento del manoscritto di un’opera teatrale nasconderà una confessione, o è solo la sceneggiatura di una apparente ammissione di colpa?

Pubblicato nel 1887, due anni prima della sua morte, L’Albergo stregato (noto anche come L’albergo dei fantasmi o L’albergo della paura), è un gioiellino della letteratura gotica del XIX secolo, piccolo, ma non per questo meno brillante degli altri romanzi dello scrittore inglese che ho già avuto il piacere di leggere, come La dona in bianco, Senza nome e La pietra di Luna (https://ilessi.wordpress.com/2013/07/21/la-donna-in-bianco/ ,  https://ilessi.wordpress.com/2013/09/29/senza-nome/ , https://ilessi.wordpress.com/2013/11/04/la-pietra-di-luna/).

Il giudizio di Chesterton, altro grande scrittore inglese diceva che Collins e Dickens: “Erano due uomini che nessuno può superare nello scrivere storie di fantasmi“; come non condividerne il suo pensiero se si pensa al periodo in cui vissero questi grandi scrittori.

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Titolo: L’albergo stregato
Titolo originale: The Haunted Hotel
Autore: Wilkie Collins
Traduttore: Honsel Tina
Editore: Editori Riuniti
Collana:
Universale Economica
Data di pubblicazione:
1887 (prima edizione); 1996 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: – € (attualmente di difficile reperibilità)
Pagine: 224
Codice ISBN: 97888835949869

Ponce al maraschino

La contessa Narona, ha freddo, e sa che per lei il rimedio più efficace è la tazza di una corroborante mistura. Si reca quindi al Florian, famoso e antico locale di venezia e ordina… ma sentiamo le sue parole.

Ponche al Maraschino ...”- Un maraschino. E una teiera.
Il cameriere trasalì; lo stesso fece Francis. Il té (unito al maraschino) era una novità per entrambi. Senza troppo badare alla loro sorpresa, quando il cameriere si presentò con l’ordinazione, gli disse di versare un grosso boccale di liquore in una ciotola e di riempirla poi di tè.
– Da sola non ci riesco, – spiegò, – mi tremano troppo le mani.
Bevve avidamente la strana mistura, calda com’era.
– Ponce al maraschino… lo volete assaggiare? – disse. – Ho ereditato la scoperta di questa bevenda. Quando la vostra regina Carolina si trovava sul continente, mia madre era stata assegnata alla sua corte. Quella tanto bistrattata persona regale inventò, in uno dei suoi momenti più felici, il ponce al maraschino”…

Un po’ di sale in zucca: “If you are cold, tea will warm you; if you are too heated, it will cool you; if you are depressed, it will cheer you; if you are excited, it will calm you”.
(William Ewart Gladstone, politico inglese  1809-1898)

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La pietra di luna


la pietra di luna

Chi ha rubato la Pietra di Luna?

Questo grande e preziosissimo diamante giallo, trafugato con la violenza da un codardo ufficiale inglese, è stato portato via da Seringapatam India, sottratto alla custodia dei tre Bramini a cui il dio Vishnu lo aveva affidato.

Arrivato in Gran Bretagna, viene donato ad una giovane donna per il suo 18° natalizio, ma scompare la notte stessa in modo misterioso.

Da qui in avanti tutte le successive vicende vengono narrate da alcuni tra i protagonisti che si alternano nel racconto con i loro diari e i loro resoconti dettagliati dei fatti, sino alla soluzione del mistero.

Man mano che la storia procede appariranno agli occhio dei lettori le immagini dei luoghi e della costa dello Yorkshire con le sue insidiose ed inquietanti sabbie tremanti, nonchè il profumo delle rose del giardino di Lady Verinder.

Collins, come nei precedenti suoi libri che ho letto (https://ilessi.wordpress.com/2013/09/29/senza-nome/ e https://ilessi.wordpress.com/2013/07/21/la-donna-in-bianco/), è un maestro nel condizionare le simpatie del lettore verso le diverse personalità che pian piano si delineeranno, influenzandole in modo alternato e spostando il peso del sospetto da una spalla all’altra dei vari personaggi.

Indagini poliziesche e non solo, amori diversi, esperimenti scientifici, forse discutibili, tradizioni indiane, un pizzico di bigottismo e, ovviamente, furfanti travestiti da angeli.

Anche in questo romanzo, l’autore inglese riesce a catturare, dalla prima all’ultima pagina, l’attenzione di chi come me si è appassionato alle sue opere.

Maake’em laugh, mke’em cry, make’em wait.

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Titolo: La pietra di luna
Titolo originale: Moonstone
Autore: Wilkie Collins
Traduttore: Jahier Piero e Rissler Stoneman Maj-Lis
Editore: Garzanti
Collana:
I grandi libri
Data di pubblicazione:
1868 (prima edizione); 1° Gennaio 2000 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 2 €
Pagine: 533
Codice ISBN: 97888811132554

Earl Grey Tea

Uno dei momenti più intimi e “caldi” delle famiglie inglesi, di ogni ceto sociale, è sicuramente il rito del té. Anche nelle dimore dove il romanzo si svolge, è tanto importante e particolare, che il celebrato sergente Cuff riesce a sfruttare questa occasione per continuare le sue indagini, partecipando, nella cucina di villa Verinder alle confidenze di due domestiche che si scambiano pettegolezzi davanti ad una tazza fumante della profumata bevanda.
Vogliamo qui presentare un breve “zolletta” di notizie su uno dei più aristocratici english tea!…Ringraziando la nostra collaboratrice Carlotta autrice del prezioso contributo e prendendo così anche l’occasione di invitarvi nuovamente a prendere una fumante tazza del nostro liquido preferito sul suo blog…rigorosamente…at http://justafiveoclocktea.unadonna.it/!

earl grey tea2 …”Il più conosciuto fra i te aromatizzati è l’Earl Grey che, tra l’altro, è uno dei miei preferiti. Anche il capitano Picard lo beveva in Star Trek!

E’ una miscela di tè neri aromatizzata con olio essenziale di bergamotto che deve il suo nome a Sir Charles Grey, primo ministro inglese dal 1830 al 1834. Fu lui a berlo per primo in Europa. Secondo una leggenda, il politico avrebbe salvato la vita a un Mandarino durante un suo viaggio in China. Il funzionario cinese, in segno di riconoscenza, avrebbe così svelata la ricetta di questo tè al bergamotto a Sir grey che poi l’avrebbe portata in patria.

Dalla moglie del primo ministro inglese, la bevanda commercializzata dalla Twinings con il nome di Lady Grey. Anche qui abbiamo una miscela di foglie nere profumate al bergamotto a cui si uniscono la scorza di limone e di arancia amara. Buono, ma secondo me ha un sapore meno intenso e fresco.earl grey tea

Oggi esistono vari tipi di Earl Grey. Da poco, per esempio, ho sentito uno della Revolution a cui sono stati aggiunti fiori di lavanda: un gusto ancora più fresco e profumato. Le foglie usate in questo caso sono un mix di Ceylon, Dajeeling e Oolong di Formosa. Il profumo è inebriante e fa pensare a campi di lilla mossi leggermente dal vento in una soleggiata giornata di primavera (forse un po’ troppo poetica?)

Avete mai provato un Earl Grey speciale?”…

http:/justfiveoclocktea.unadonna.it/2010/06/04/earl-grey/

Un po’ di sale in zucca: …”a drop of tea is to a woman’s tongue what a drop of oil is to a wasting lamp”.
(Wilkie Collins, The Moonstone)

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L’oracolo


Con L’oracolo, Valerio Massimo (mi si perdoni l’irriverente ed audace licenza di confidenza) ci dà prova di saper perfettamente maneggiare con eleganza  il genere poliziesco-noir (ma c’è qualcosa che quest’uomo conduca con mediocrità?!), strizzando così l’occhio anche a chi non digerisce lo storico impegnato.
Certo è che l’istinto dell’archeologo non può essere represso ed è proprio la sua profonda e professionale conoscenza dell’antichità classica che costituisce l’impalcatura che regge l’intero complesso. La Grecia di Omero, Odissea XI: Ulisse. Tiresia. Efira.
Atene 1973 – Atene 1983.
Una storia, un mito, una profezia che vedono il loro inizio perdersi nella notte dei tempi e la cui fine dovrà essere ancora scritta, anche con il sangue, con il sangue del sacrificio.
E’ tutto lì, raffigurato da mani sconosciute, fuso nell’oro, liscio e lucido, abbagliante e magnetico. Un ariete, un toro e un verro, e quell’uomo con il remo (o è un ventilabro?): chi è quell’uomo? Nessuno lo chiamavano e come un’ombra silenziosa si dissolve il suo destino.
La sua patria, Itaca, non ospita le sue spoglie, non una lapide o un cippo, non un culto, non un ricordo. Un mistero che attanaglia gli storici da secoli, che ha fatto nascere congetture, ipotesi e che molto probabilmente non troverà mai soluzione.
Nel romanzo, Manfredi ci regala una sua personalissima lettura – con risvolti moderni – della questione, esito delle sue ricerche scientifiche e della sua romantica ed eroica sensibilità artistica; e per entrambe noi ti ringraziamo, caro Valerio Massimo.
Sì, perchè ricordi anche ai profani del mestiere che l’archeologia è molto lontana da Indiana Jones, ma che adagiarvisi per un po’, non è di sicuro peccato, e che anche le lezioni di greco del liceo potranno essere utili e salvarci la vita un giorno!

Ps: ammetto che ho avuto bisogno di 10 minuti di riflessione per assorbire il finale, ma, mea culpa. Comunque, da leggere con attenzione.

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Titolo: L’oracolo
Titolo originale: L’oracolo
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Traduttore: 
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Data di pubblicazione: 
1990 (prima edizione); 1° Gennaio 1992 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 10 €
Pagine: 362
Codice ISBN: 9788804361336

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Il gatto che mangiava i mobili


il gatto che mangiava i mobili

Jim Qwilleran, una volta quotato e stimato giornalista, sta cercando di ritrovare se stesso ripartendo da zero in un piccolo giornale.

Dopo essersi occupato di critica d’arte, viene ora incaricato di curare la nuova rubrica di arredamento “Belle dimore”.

Visita così lussuose abitazioni, conosce ricchi personaggi o pseudo benestanti, affascinanti architetti e collezionisti stravaganti.

Ben presto, però, in questo ambiente all’apparenza spensierato, ha la possibilità di mettere in mostra le capacità investigative che l’avevano entusiasmato e reso famoso quando si occupava di cronaca nera.

Sarà aiutato ancora una volta dai miagolii del suo amico Koko il raffinato ed intelligente gatto siamese che è ormai parte della sua famiglia. Infatti, proprio i problemi psicologici di quest’ultimo – dovuti ad un trauma subito alla nascita – lo aiuteranno nelle indagini.

Chissà se Koko, oltre al Tesserino di Socio Onorario del Press Club, avrà presto compagnia?

Divertente, scorrevole e appassionante come nella prima indagine, impossibile non affezionarsi al piccolo peloso felino che ne è co-protagonista.

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Titolo: Il gatto che mangiava i mobili
Titolo originale: The Cat Who Ate Danish Modern
Autore: Lilian Jackson Brown
Traduttore: Lax Lidia
Editore: Mondadori
Collana: Il giallo Mondadori
Data di pubblicazione: 1967 (prima edizione); 1993 (attualmente di difficile reperibilità)
Prezzo:
Pagine:
Codice ISBN:

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