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L’ultimo oracolo


LUltimo Oracolo

Unione Sovietica. Ex.
Ucraina. Černobyl’.
Il mondo.
…in pericolo. Come al solito. Quanto – forse – nessuno si immagina.
Si spera.

La Sigma rischia di scoppiare dal suo profondo interno, ma chi sta dietro a questo innesco planetario è un mistero per definizione: i Giasoni (n.b. ebbene sì, questa non è proprio una licenza poetica), una sorta di consorteria di spie che non sempre rivestono il ruolo dei “buoni”.

America e Russia.
Buoni e cattivi.
O cattivi e buoni?

Il confine tra l’intuito umano e la scienza biologica gioca in equilibrio su un filo precario, lo stesso che tiene in sospeso l’intera inconsapevole umanità.

I bambini e il futuro.
Normali e speciali. Savant.

Un’avventura questa che potrebbe essere di strettissima attualità, visto gli orrorifici scenari di un’Apocalisse terroristica che ormai ogni mente dotata di semplice sensibilità raziocinante può percepire solo buttando qua e là distrattamente uno sguardo oltre la finestra.

Empatia e sacrificio.

I bambini SONO il futuro.
Il Bambino….Che era e sarà.

Che è.
Per il mondo.

Per fortuna (ancora una volta).

…To be continued.

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro4_tras

Titolo: L’ultimo oracolo_5# Avventura della Sigma Force
Titolo originale: The Last Oracle
Autore: James Rollins
Traduttore: Gasperi G.P.
Editore: RI Libri
Collana: Best Thriller
Data di pubblicazione: 1° Gennaio 2000 (prima edizione); 2 Dicembre 2015 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 4,90 €
Pagine: 460
Codice ISBN: 9788869800108

Categorie: Avventuroso, Rollins James, Sigma Force Adventures, Thriller | Tag: , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Michele Strogoff


michele strogoff

La prima immagine che salta alla mente pensando alla Siberia, è quella di un gelido paesaggio imbiancato da una perenne coltre di neve oppure di un’arida steppa alla mercé di famelici lupi.

Ma se ci si lascia guidare dal siberiano Michele Strogoff, corriere dello Zar,  si scoprirà che questo è un paese affascinante, mai noioso, dove alla pianura innevata o senza vegetazione, si alternano montagne con boschi e cascate, grandi e storiche città, piccoli villaggi, importanti corsi d’acqua, laghi immensi e soprattutto diversi gruppi etnici dagli abiti colorati e dalle differenti melodie dei loro dialetti.

L’importante e segreta missione che il protagonista svolge mette in risalto le caratteristiche principali di questo super eroe, come verrebbe chiamato ai nostri giorni, i cui superpoteri non hanno niente di inspiegabile o paranormale, ma sono le doti umane di un grande uomo: forza, obbedienza, lealtà, dovere e soprattutto onore.

Mano a  mano che il racconto si svolge, anche ogni altra figura che al primo incontro potrebbe sembrare marginale, acquista sempre più importanza, sottolineandone di ognuno le peculiarità: Nadia, dolce e stoica,  Alcide Jolivet e Harry Blount,  simpatici amici/nemici cronisti stranieri , Nicola Pigassoff fedele fino alla fine, Marfa, la vecchia madre, forte e generosa, Ivan Ogareff il vendicativo traditore, Feofar-Khan il tartaro famigerato emiro invasore.

Michele Strogoff, è uno degli Voyages extraordinaires, 54 avventure meravigliose intorno al mondo, che Jules Verne ha scritto tra il 1863 e il 1905 e che portano il lettore a viaggiare con la mente insieme ai protagonisti alla scoperta di terre sconosciute.

Giudizio di 2Mog2: gufolibro5_tras

60x60_07_cuffie Ascolta un brano del libro: Michele Strogoff

Titolo: Michele Strogoff
Titolo originale: Michele Strogoff
Autore: Jules Verne
Traduttore: Lupinacci E.
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Classici
Data di pubblicazione: 1876 (prima edizione); 1° Giugno 2001 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 10,50 €
Pagine: 456
Codice ISBN9788804480570

бородинский хлеб
(Borodinsky Pane nero di segale)

… Aux maisons de poste, on trouve à se loger et à se nourrir. D’ailleurs, à défaut de relais, la maison du paysan russe n’eût pas été moins hospitalière. Dans ces villages, qui se ressemblent presque tous, avec leur chapelle à murailles blanches et à toitures vertes, le voyageur peut frapper à toutes les portes. Elles lui seront ouvertes. Le moujik viendra, la figure souriante, et tendra la main à son hôte. On lui offrira le pain et le sel, on mettra le « samovar » sur le feu, et il sera comme chez lui. La famille déménagera plutôt, afin de lui faire place. L’étranger, quand il arrive, est le parent de tous. C’est « celui que Dieu envoie ».

(…”Nelle case postali si trova da dormire e da mangiare. D’altronde, se fossero mancati luoghi di cambio, la casa del contadino russo non sarebbe stata meno accogliente. In quei villaggi, che si rassomigliano quasi tutti, con le loro cappelle dai muri bianchi e i tetti verdi, il viaggiatore può bussare a qualsiasi porta certo di trovare ospitalità. Il contadino, sorridente, gli verrà incontro tendendogli la mano, gli offrirà pane e sale, e gli metterà sul fuoco il samovar, così l’ospite si sentirà a casa sua. La famiglia sloggerà per fargli posto: lo straniero, quando giunge, è il parente di tutti, è «colui che Dio manda»”…)

Pane Siberiano_1  Ingredienti:

  • 3 cucchiai di lievito secco;
  • 1 cucchiaino di zucchero di canna;
  • 250 ml acqua tiepida;
  • 180 gr di farina di segale;
  • 400 gr farina bianca;
  • 1 cucchiaino di sale;
  • 200 gr di  crusca d’avena;
  • 1 cucchiaino di semi di cumino;
  • 1 cucchiaino di semi di  finocchio
  • 2 cucchiai di aceto di mele;
  • 2 cucchiai di melassa;
  • 2 cucchiai di olio di mais;
  • 1 cucchiaio di cipolla a fettine sottili;

Preparazione:

Sciogliete lievito e zucchero in circa la metà dell’acqua tiepida e lasciate da parte fino a che il lievito sia diventato schiumoso. Miscelate le farine e la crusca con il sale e i semi di finocchio e di cumino.Pane Siberiano_2
In una ciotola separata, amalgamate l’aceto, con la melassa, l’olio e la cipolla.
Aggiungete gli ingredienti umidi a quelli secchi e amalgamate.
Unite anche il lievito e impastate, aggiungendo, se necessario, un po’ per volta l’acqua rimasta o dell’altra farina se l’impasto risultasse troppo morbido, cercando di trovare una consistenza ideale per il pane.
Disponete l’impasto su una superficie infarinata; appiattitelo e dategli una forma rotonda.
Disponete l’impasto su della carta da forno leggermente unta di olio, spennellandolo d’olio e mettete a lievitare in un luogo tiepido per circa 30 minuti o fino a quando, toccando leggermente manterrà la forma del vostro tocco.
Cuocete in forno caldo a 190°C per 35-40, dopo di che lasciatelo raffreddare su una gratella ungendolo leggermente con dell’olio.

Un po’ di sale in zucca: …”Едят для того, чтобы жить, а не живут, чтобы есть”…
(Si mangia per vivere, non si vive per mangiare)
(Proverbio russo

 

book-to-film Michele Strogoff è stato messo in scena molte volte e in diverse maniere, e Jule Verne stesso, nel 1880, prepara con il librettista e drammaturgo Adolphe d’Ennery un’opera teatrale, seguita da:

Per il Cinema:
Michael Strogoff, prodotto dalla Essanay Film Manufacturing Company (1908).
1910: Michael Strogoff, film muto; regia di J. Searle Dawley.
1914: Michel Strogoff, film muto; regia di Lloyd B. Carleton.
1926: Michel Strogoff film muto; regia di Viktor Tourjansky.
1935: Michel Strogoff, regia di Jacques de Baroncelli; con la partecipazione di Anton Walbrook, Colette Darfeuil, Armand Bernard e Charles Vanel.
1936: Il corriere dello zar (Der Kurier des Zaren), regia di Richard Eichberg con la partecipazione di Anton Walbrook.
1937: Michele Strogoff (The Soldier and the Lady), adattamento americano; regia di George Nichols Jr.; con la partecipazione di Anton Walbrook, Elizabeth Allan, Margot Grahame e Akim Tamiroff; contiene scene del film del 1936 di Richard Eichberg.
1956: Michele Strogoff (Michel Strogoff), diretto da Carmine Gallone; con Curd Jürgens, Geneviève Page e Sylva Koscina.
1961: Il trionfo di Michele Strogoff (Le Triomphe de Michel Strogoff), regia di Viktor Tourjansky.
1970: Michele Strogoff, corriere dello zar (Der Kurier des Zaren), regia di Eriprando Visconti; con la partecipazione di John Phillip Law, Mimsy Farmer e Delia Boccardo.

Per la Televisione:
1955: Miguel Strogof, serie tv brasiliana.
1975: Michel Strogoff, miniserie in 4 puntate diretta da Jean-Pierre Decourt; con la partecipazione di Raimund Harmstorf, Lorenza Guerrieri e Rada Rassimov.
1999: Michele Strogoff – Il corriere dello zar, miniserie in 2 puntate diretta da Fabrizio Costa; con la partecipazione di Paolo Seganti, Léa Bosco, Esther Schweins, Hardy Krüger jr e Daniel Ceccaldi.

Animazione:
1997: Michel Strogoff, miniserie animata; regia di Bruno-René Hunchez.
2004: Les Aventures extraordinaires de Michel Strogoff, film animato; regia di Bruno-René Hunchez.

…”Books and movies are like apples and oranges. They both are fruit, but taste completely different”…
(Stephen King)

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Orizzonte di fuoco


orizzonte di fuoco

Inizia una nuova serie, con un personaggio principale, Tucker Wayne (che già aveva avuto una parte in un precedente romanzo) ed il suo cane (Kane) supertecnologico con tanto di videocamera e protezione in kevlar; restano i contatti con la Sigma Force.
Senza respiro, dalla Transiberiana al “soggiorno” in Russia, dalla Namibia al Canada: tutto per trovare LUCA e porlo in condizione di non nuocere, ma sarà possibile?
Lo spunto di tutto lo troviamo all’inizio, durante le guerre boere.
Inconfondibile l’impronta di Rollins in questo romanzo scritto a due mani, ma l’interprete che più lascerà il segno è Kane, impossibile non affezionarsi.

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60x60_07_cuffie Ascolta un brano del libro: Orizzonte di Fuoco

Titolo: Orizzonti di fuoco
Titolo originale: The Kill Switch
Autore: James Rollins
Traduttore: Ricci A.
Editore: Casa Editrice Nord
Collana: Narrativa Nord
Data di pubblicazione: 2014 (prima edizione); 26 Giugno 2014 (prima ed edizione più economica attualmente in commercio)
Pagine: 432
Prezzo: 18,6 €
Codice ISBN:9788842924982

Categorie: Avventuroso, Rollins James e Blackwood Grant, Tucker Wayne | Tag: , , , , , , , , | Lascia un commento

Il cacciatore di aquiloni


Il cacciatore di aquiloni

A…come Afghanistan.

Quanti di voi conoscevano veramente il riferimento al tipico gioco afghano del titolo di questo libro? Vi eravate mai posti l’interrogativo del perchè qualcuno debba dare la “caccia” a degli aquiloni? E prima di leggere l’opera capolavoro di Hosseini, quanti avevano anche vagamente intuito l’importanza, la quasi sacralità di una corsa a piedi nudi tra le fredde strade sterrate di Kabul, con le mani insanguinate e il naso all’insù, chi immaginava la complicità vincente e assoluta tra due fratelli di latte e di sangue, indissolubile e tagliente al tempo stesso, come quel tar smerigliato che separò due bambini del passato e ne ricucì le radici solo dopo molti anni di dolore e altrettanto sangue?

Un Afghanistan inedito, forse per la maggior parte di coloro che, figli di un mondo occidentale, hanno aperto una finestra sul Medioriente solo a partire dal 11 Settembre 2011, e probabilmente gettando sguardi colmi di sospetto e pregiudizi su quel panorama tanto travagliato e ricco di storia che i Talebani hanno irrimediabilmente marcato con il sigillo del terrore.

Eppure di Amir, Hassan, Baba, Alì, Soraya e Rahim Khan ne devono essere piene le acclivi mulattiere dell’Hindu Kush, con le loro favole, i loro sogni, le loro feste, i profumi, le tradizioni, i loro valori scolpiti nelle inebrianti leggende da Mille e una notte, così come tra le solenni Sure del Corano.
Vittime, invasori, fuggiaschi e rifugiati, anche in quell’America dei film hollywoodiani, ma pur sempre Afghani, talvolta ospiti a casa propria, ma comunque tutti parte di una grandissima e folle quam, perchè…”fai conoscere due Afghani che non si sono mai incontrati e vedrai che scopriranno di essere parenti”.
E che questo legame rimarrà sempre.

Anche adesso, mentre scrivo queste righe, spalanco gli occhi attonita, con ancora viva e sfrigolante nel petto l’emozione che mi ha avvinta dalla prima all’ultima parola non detta; un romanzo, un racconto di vita vera, di rara intensità, di ammirevole pregio e di inesorabile impatto.
Piacevolmente sconvolta, entusiasta e grata ad Hosseini per aver dato ascolto (e voce) al suo cuore.

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro5_tras

60x60_07_cuffie Ascolta un brano del libro: Il Cacciatore di Aquiloni

Titolo: Il cacciatore di aquiloni
Titolo originale: The Kite Runner
Autore: Khaled Hosseini
Traduttore: Vaj Isabella
Editore: Piemme
Collana: Pickwick
Data di pubblicazione: 
2003 (prima edizione); 10 Giugno 2014 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 11,90 €
Pagine: 362
Codice ISBN: 9788868367305

Afghan Kolcha

La dignitosa cortesia di un sahib e di un popolo che accoglieranno sempre i loro ospiti con una fumante tazza di the verde e un vassoio di kolcha, biscotti al pistacchio di una dolcezza quasi eccessiva, ma che mitigano perfettamente il gusto amaro della bevanda.
Terra di contrasti l’Afghanistan, come anche la sua cucina, dai sapori speziati e decisi, ma capace anche di offrire una semplice eleganza di profumi e stimoli di una sapidità quasi magica.

AfghanKolcha Ingredienti per una 60ina di biscotti:

  • 2 tazze di farina;
  • 2 tazze di zucchero super fine;
  • 200 gr di burro;
  • 1/3 di tazza di pistacchi in polvere;

Procedimento:

Innanzitutto, bisogna preriscaldare il forno a 150°.
Incominciate quindi a rendere lo zucchero ancora più fine con l’aiuto di un mixer elettrico; quindi mescolatelo insieme alla farina setacciata e ancora amalgamate il tutto con le fruste.
All’impasto aggiungete anche il burro a temperatura ambiente; poi mescolate bene fino ad ottenere una massa granulosa.
Prendetela e lavoratela energicamente con le mani e le nocche per qualche minuto.
A questo punto, dovete solo stendere la pasta e realizzare dei piccoli biscotti.
Create quindi un piccolo avvallamento al centro di ognuno, che riempirete con un pochino di pistacchi tritati.
Infornate per 10 minuti e una volta cotti, estraeteli e lasciateli perfettamente raffreddare: sono molto fragili e si sbriciolerebbero con facilità!

Un po’ di sale in zucca:…”The only thing that flowed more than tea in those aisles was Afghan gossip. The flea market was where you sipped green tea with almond kolchas, and learned whose daughter had broken off an engagement and run off with her American boyfriend, who used to be Parchami-a communist-in Kabul, and who had bought a house with under-the-table money while still on welfare.”…
(
The Kite Runner, Khaled Hosseini, p. 138)

 

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L’amore ai tempi della neve


L’interprete principale è il terrore; si ha paura di parlare, di non parlare, di ascoltare, di non ascoltare, da fare e non fare: è un interprete impregnante, che non ti abbandona quasi mai durante la lettura.

Ma, purtroppo, non è un romanzo horror.
La vicenda narrata (tratta da fatti realmente accaduti e scritta da uno studioso di storia) si svolge in Russia dal 1945 al tempo di Stalin. Protagonisti principali sono dei ragazzi (figli di importanti funzionari del partito) di una prestigiosa scuola di Mosca…e Puskin che con una delle sue opere più conosciute, l’Evgenij Onegin può essere considerato un interprete di tutto rilievo della trama del racconto
C’è un po’ di tutto, guerra, pace, amore e specialmente la Lubjanka, sede dei servizi segreti e carcere, testimone delle più efferate nefandezze.
Non è un romanzo politico, come non vuole esserlo la mia recensione.
Penso che basti il giudizio della Storia.

Giudizio di Ezechielelupo2:gufolibro4_tras

60x60_07_cuffie Ascolta un brano del libro: L’Amore ai Tempi della Neve

Titolo: L’amore ai tempi della neve
Titolo originale: One Night in Winter
Autore: Simon Montefiore
Traduttore: Bogliolo S.
Editore: Corbaccio
Collana: Narratori Corbaccio
Data di pubblicazione: 
2013 (prima edizione); 10 Ottobre 2013 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio) 
Prezzo: 16,60 €
Pagine: 433
Codice ISBN: 9788863806533

Khachapuri (finger-food georgiano…ma non sempre finger!)

Piatto tipico di tutta la (ex?) Federazione russa, ma più specificatamente originario della Georgia, nonchè gustosissima “focacciona” conviviale, sicuramente non proprio light, ma che in casa mia ha riscosso un successone!!! Non sarà la cucina di uno dei prestigiosi ristoranti di Mosca, ma si difende bene! Da provare!

Khachapuri Ingredienti:

  • 350 gr di farina 00 o manitoba;
  • 250 gr di yogurt bianco;
  • 25 gr di burro ammorbidito;
  • 1 cucchiaino abbondante di sale;
  • 1 cucchiaino abbondante di miele;
  • 1 panetto di lievito di birra;
  • Latte q.b.;
  • Formaggio havarti (formaggio danese dolce di mucca…trovate un sostituto adeguato!);
  • Parmigiano a scaglie;
  • Mozzarella;
  • Stracchino (tutti i formaggi q.b.);
  • Olio EVO q.b.;
  • Origano q.b.;

Procedimento:

In una ciotola, unite la farina, il sale, il burro e lo yogurt. Sciogliete il lievito nel latte, insieme al cucchiaio di miele e incorporate poi agli altri ingredienti.
Adesso impastate fino ad ottenere una massa morbida e lasciate lievitare almeno per un paio di ore, fino al raddoppio del tutto.
Dividete quindi il composto in due parti; stendete la prima su di una teglia rivestita di carta forno, cospargete la superficie con i vari formaggi (conservatene un po’ per la copertura). Stendete l’altra metà di pasta sopra e ricoprite bene il ripieno, avendo cura di chiudere perfettamente i bordi. Create delle piccole incavature con i polpastrelli, spennellate di olio EVO e cospargete con l’origano, aggiungendo infine il resto del formaggio.
Scaldate il forno a 180° e fate cuocere per una mezzoretta, fino a che la focaccia non risulti ben dorata.

Un po’ di sale in zucca: “Is there any greater blessing than to love and be loved.”
(
A night in Winter, Simon Montefiore)

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Il giocatore


Per chi ha familiarità con almeno certi romanzi di Dostoevskij, sarà evidente sin dalle prime pagine l’ingenua semplicità che accomuna alcuni suoi celebri personaggi con Aleksej Ivànovic, il protagonista di questo spaccato di vita di un gruppo di uomini (e donne) arricchiti più dalla tronfia avidità che dall’effettivo tintinnare di fiorini nelle loro tasche.
Un precettore all’apparenza assennato, così doveva sembrare ufficialmente ai maitre dei Grand Hotel tedeschi che ospitavano il generale, la figlioccia Polina, il francesino cercatore di dote e le sue “complici” e poi anche l’impetuosa e temibile baboulinka; così, nella prima parte di quelle che, si riveleranno presto essere le sue memorie, il modesto e devoto narratore ci presenta la scenografia e gli attori della tragicomica vicenda in cui reciterà egli stesso un ruolo attivo. E ci aiuterà anche gradualmente a prendere confidenza con il beffardo deus ex machina (in negativo) che muoverà tutti i fili come fossero marionette: il GIOCO (d’azzardo).
Giocare per gli altri preserva quel provvidenziale residuo di pudore che permette di guardare il micromondo attorno a sé da osservatore esterno, di assistere addirittura al crollo psicofisico di una schiera di potenziali avvoltoi posti di fronte alle miserevoli conseguenze di una dispotica, seppur attempata, matrona con i lacci della borsa troppo allentati e vinta dallo spasmodico bruciore adrenalinico che il vorticare della roulette sa insinuare.
Il guaio è quando la febbre incomincia a divorare anche te, quando l’ebrezza e l’impossibile passione per un’instabile signorina (russa)sgretola tutta la fermezza d’animo di un uomo e lo travolge nel vortice del vizio, di cui lei non si è mai voluta sporcare direttamente le guantate manine.
Una puntata tira l’altra e paradossalmente è più facile smettere dopo un giro sfortunato che a seguito di una vincita. La malattia diventa sempre più grave, si cronicizza e poi ti distrugge, ti obnubila la mente, tanto da non riconoscere quasi un gesto amico, il vero affetto.
Si parla ancor oggi del gioco come di un cancro che cresce in modo subdolo, silenzioso, che non si rivela fino a quando ormai le metastasi si sono diffuse intaccando ogni tua cellula vitale, fino a quando ormai è troppo tardi; la cruda verità affrontata da Dostoevskij nei suoi racconti – la miserevole realtà di parte della sua madre patria Russia, purtroppo risulta davvero estremamente attuale e calzante anche per le situazioni che, nella migliore delle ipotesi, vediamo scorrere nei frame di un tg, ma che talvolta ci coinvolgono in prima persona.
Non voglio elargire morali comunque, anche perchè non lo fa neppure il grande scrittore di Mosca, e perchè di ipocrite banalità veniamo già bombardati quotidianamente. Lui registra e in un certo senso mette in scena, velando talvolta le sue maschere – come nel romanzo in questione – di una sconsolata e rassegnata ironia.
Il talento di Dostoevskij, a mio parere, sta tutto nel riportare sulla carta i tormenti degli animi umani, le loro angosce più opprimenti e di far loro rigurgitare, come dopo lo schiaffo di una sbornia, le più contorte elucubrazioni, così dannatamente disarmanti ed impetuose che spesso paralizzano il più comune sentire.
Un classico forse di nicchia, ma un’opera su cui riflettere, ma anche una piacevolissima lettura che riuscirà comunque a strappare una amaro sorriso alle labbra dello “spettatore”.

Giudizio di Weareborg7of9: gufolibro4_tras

 

60x60_07_cuffie Ascolta un brano del libro: Il Giocatore

Titolo: Il giocatore
Titolo originale: Игрок, Igrok
Autore: Fëdor Dostoevskij
Traduttore: Martini M.
Editore: Newton Compton
Collana: Grandi tascabili economici
Data di pubblicazione: 1866 (prima edizione); 27 Maggio 2010 (si segnala l’edizione più economica attualmente in commercio)
Prezzo: 6 €
Pagine: 662
Codice ISBN: 9788854120471

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